NELL'OSTERIA PIU ANTICA D'ITALIA NON SI FA DA MANGIARE: L'OSTERIA DEL SOLE DI BOLOGNA

NELL'OSTERIA PIU ANTICA D'ITALIA NON SI FA DA MANGIARE: L'OSTERIA DEL SOLE DI BOLOGNA

Osteria è un termine ormai vasto che indica e sottende una quantità enorme di offerte diverse: si appella “osteria” un locale moderno negli arredi e nella proposta e si appella osteria un locale dalla location e dal menù tradizionale. Insomma: “osteria” come termine in se per se, ormai, dice poco o nulla.

Ma che cos’è un’osteria?
 Il termine proviene dal francese “oste” che a sua volta deriva da “ostesse” termine figlio del latino *hospite”, che stava a significare sia “chi ospita” e quindi l’oste, che “chi è ospitato” e cioè lo il “forestiero”. Ed era questa la funzione primaria dell’osteria, offrire riparo e ristoro a chi era di passaggio.
Per “ristoro” però, nelle osterie d’un tempo, non si intendeva quello che ci aspetteremmo oggi, magari un bel piatto caldo di pastasciutta o altro, ma bensì si serviva principalmente vino. Al massimo qualche pietanza fredda come uova sode o formaggi. Ma nulla di quello che siamo abituati a trovare oggi all’interno di un’osteria.

Anzi, era prassi che il cibo lo portassero gli avventori da casa e che acquistassero dall’oste soltanto il vino: uno straordinario luogo di condivisione dove le persone andavano la sera a bere un quartino (o svariati quartini) portando ognuno qualcosa da mangiare e mettendolo al centro della tavola.

A raccontarla così sembra una cosa distantissima da noi in termini culturali e temporali, visto come siamo abituati a pensare “l’osteria” al giorno d’oggi.
E invece c’è un posto, nel cuore di Bologna, che resiste e che mantiene puro il concetto di “Osteria” come era inteso anticamente. Si chiama “Osteria del Sole” e resiste dal 1465. Si, nessun errore di battitura. 1465. Situata in Vicolo Ranocchi, nel cuore del quadrilatero, a due passi da Piazza Maggiore, l’attività non ha mai cambiato destinazione d’uso pertanto risulta essere l’osteria più antica d’Italia di cui si ha traccia. E non ha cambiato neanche forma: si può consumare cibo all’interno ma se acquistato nelle tante botteghe limitrofe o portato da casa, qui si acquista da bere e basta, e c’è l’imbarazzo della scelta. Dal Lambrusco locale a pochi euri fino allo champagne:
“Negli anni Ottanta eravamo uno dei maggiori rivenditori di Champagne Krug in Italia”, ha raccontato Nicola, attuale gestore, “al punto che l’amministratore delegato della maison volle venirci a trovare nonostante l’agente cercasse di dissuaderlo. Sapeva che l’ambiente era ben lontano dai suoi standard”

L’ambiente. La prima cosa che viene in mente pensando a questa osteria. L’ambiente è la cosa che più rimane impressa: tavoli spartani, sedie impagliate, sicuramente un po’ bohemien, un luogo fermo nel tempo, antico ma vivo e movimentato. Tavoli che hanno accolto in 600 anni i due volti della città: il proletario e il borghese, il signorotto e l’operaio. Leggenda narra che Giovanni Pascoli era seduto a questi tavoli quando venne arrestato per aver aderito alle idee socialiste. Da qui son passati tutti, e ne passeranno ancora tanti.